Il tesoro del Duomo
La restaurazione del dominio sabaudo

La prima metà del Cinquecento fu uno dei periodi più bui nella storia dello Stato Sabaudo.

Chieri si trovò più volte direttamente coinvolta nelle vicende belliche.

Occupata prima dai Francesi poi dalle forze imperiali, nel settembre del 1551 fu di nuovo espugnata a cannonate dalle truppe del generale francese Brissac il quale, rinforzate le mura, i bastioni e la Rocchetta del Gialdo, la trasformò in una piazzaforte a servizio dei Francesi che infatti vi rimasero per undici anni, ben oltre la pace di Cateau Cambrésis (1559).

1. La discesa di Carlo VIII

Nel 1492, con la morte di Lorenzo De Medici, era crollata la Lega Italica che aveva assicurato la pace nella penisola per 50 anni. La fragilità politica e militare dell’Italia, le sue divisioni interne, la frammentazione dei suoi stati scatenarono le ambizioni espansionistiche dei sovrani europei attratti dalle ricchezze del territorio.

Nel 1494 Carlo VIII di Francia calò in Italia per andare ad occupare, senza successo, il Regno di Napoli sulla base di una rivendicazione dinastica.

“La conseguenza dell’avventura del Re francese fu, per il Piemonte, forzatamente alleato, un duro colpo economico che stremò le finanze già esauste dei tre stati piemontesi e determinò la bancarotta delle casane chieresi e astigiane” (G. VANETTI, 2013, pag. 102).

Sulla spedizione di Carlo VIII in Italia si segnala il seguente collegamento:

Carlo VIII in Italia (Passato e Presente, Stagione 2017/18, Rai3; disponibile dopo aver eseguito l’accesso gratuito a RaiPlay)


https://www.raiplay.it/video/2017/10/Passato-e-presente—Carlo-VIII-in-Italia-4f4ff57d-8c7b-4b0d-8372-d8c59289fe5e.html

Per una trattazione completa delle vicende qui di seguito riassunte, con la descrizione dei personaggi ad esse collegati, una ricca bibliografia e la riproduzione dei documenti dell’epoca, si veda FALCONE PIER PAOLO, Un re di Francia a Chieri: Carlo VIII, Chieri, 2024, bozze di stampa (consultabile qui in Documenti).

Il 5 settembre entrò in Torino, ricevuto con tutti gli onori dalla duchessa Bianca di Monferrato, vedova di suo cugino Carlo I di Savoia e reggente in nome del figlio Carlo Giovanni Amedeo, di soli sei anni. Il giorno seguente venne a Chieri, per impegnare presso le casane locali, per dodicimila ducati (circa 2.200.000 € in valore nominale), i gioielli avuti in prestito da Bianca. Questa gli aveva fatto preparare un’accoglienza magnifica, con spettacoli e poesie recitate da belle ragazze. Tra queste, racconta Oggero Tommaso, testimone oculare, Leonetta Tana, con i versi:

O re cristianissimo, risorta gloria di Carlomagno,
noi supplichiamo la potenza divina…

Il cronista al seguito di Carlo VIII, André de la Vigne, descrive con entusiasmo il soggiorno chierese, precisando che l’alloggiamento del re “fu stabilito presso uno chiamato messer Jehan de Solier” [Giovanni Solaro], che “tutti i suoi signori in belle case furono alloggiati, delle dame prigionieri”, dopo aver allontanato i mariti, e che “vi furono molti giochi amorosi”. Evidentemente bisognava trattenere il re per tutto il tempo necessario a mettere assieme la grossa somma di denaro.

L’evento è ricordato in una lapide affissa sulla facciata della casa di via Vittorio Emanuele II all’angolo con via della Pace.

Sotto lo stemma è possibile leggere

Cy herbergea Charles preu Roy des Gaulx…
[Qui ha dimorato Carlo, prode re dei Galli…]

Per la trascrizione e l’interpretazione si veda ANTONIO BOSIO, Memorie storico-religiose (…), 1878, pag. 346 consultabile su https://books.google.it/books?id=kKsuAAAAYAAJ&pg=PA343&hl=it&source=gbs_toc_r&cad=2#v=onepage&q&f=false

ed anche G. CAMPORESE, 1982, pp. 227-228.

Dopo tre giorni, ottenuto il denaro, Carlo e i suoi signori si rimisero in viaggio verso Asti, passando da Villanova, alla ricerca di altro denaro per finanziare la spedizione.

 

Nel viaggio di ritorno, dopo la battaglia di Fornovo – finita senza una vera sconfitta, ma con la perdita di tutto il bottino portato via da Napoli, che sarebbe dovuto servire per rimborsare i debiti contratti all’andata; un vero disastro per le casane chieresi e astigiane – Carlo VIII stette una dozzina di giorni ad Asti; poi giunse a Chieri il 27 luglio 1495 e vi rimase tre giorni, ancora ospite di casa Solaro. Qui, una sera, racconta sempre il cronista, comparve davanti al re e ai suoi dignitari la figlia del padrone di casa – successivamente identificata da altri autori come Margherita Solaro, di dodici anni – che recita “a memoria, con i più bei gesti del mondo, senza tossire …” un discorso-panegirico in suo onore; discorso che, nel manoscritto del cronista, occupa ben centosettantun righe!

Nei mesi successivi (partirà da Torino, per far ritorno in Francia, il 23 ottobre) Carlo VIII viaggerà continuamente tra Torino e Chieri, con brevi puntate a Moncalieri e Trino e una permanenza di un mese a Vercelli. Verrà a Chieri una decina di volte, per trascorrervi complessivamente oltre venti giorni. Attirato dalla suddetta Margherita? Il de la Vigne non lo dice. Ma pochi anni dopo P. Desrey pubblica un libro in cui riporta a stampa il manoscritto del de la Vigne. In una nota aggiunge: “Sembra che una delle cause del lungo soggiorno che il Re fece a Chieri o nei dintorni, fosse la passione che aveva concepito per Jeanne de Soliers, che gli aveva dedicato un bel discorso al suo arrivo in questa città.” Al di là del nome (Margherita o Jeanne? Ma Jean era il padre!), il Desrey ha certamente parlato col de la Vigne, facendosi dire chi fosse la fanciulla in questione.

Oltre alla lapide citata, a Chieri sono rimaste altre tracce del primo arrivo di Carlo VIII nel 1494: sono state lasciate da un suo cavaliere, ammalatosi e morto qui, dopo aver fatto regolare testamento. Era stato sepolto in S. Domenico, ai piedi della colonna con l’immagine della Madonna del Latte; col rifacimento del pavimento (1897), tutto è stato cancellato. Ma la pietra tombale, vista e descritta da P. Angelico Guarienti O.P., dovrebbe ancora trovarsi in qualche posto. Tra i beneficiari del testamento, conservato presso l’Archivio di Stato di Torino, figurano la chiesa di S. Domenico e il Duomo; ed è nell’archivio storico di quest’ultimo che si trova una bella pergamena del 1494: nella prima parte riporta le disposizioni testamentarie a favore delle due chiese, nella seconda la loro esecuzione. Cfr. FALCONE P.P. (2024), p. 42 sgg.

2. Un secolo in tono minore: il Cinquecento

2.1. Le Guerre d’Italia

“Per il Piemonte, preso nell’ingranaggio delle lotte con le quali per quasi quarant’anni Francia e Spagna si contendono il predominio in Europa, i primi decenni del XVI secolo sono un periodo di grave crisi.

La sua posizione geografica di “regione delle vie di Francia”, che in passato è stata la sua fortuna, diventa la sua condanna, poiché la rende passaggio obbligato degli eserciti sia francesi che imperiali, con conseguenze sul piano economico, politico e sociale che è facile immaginare.

Alla difficile congiuntura europea si aggiunge l’incapacità del duca Carlo III, che ha la ventura di governare in un periodo che richiederebbe ben altre doti di intelligenza ed energia.

Risultato inevitabile è che il ducato sabaudo, fagocitato dalla Francia e ridotto a pochi brandelli di territorio, sembra destinato a scomparire dalla carta geografica dell’Europa.

La situazione cambia decisamente a partire dal 1559: Emanuele Filiberto, il vincitore di S. Quintino, a Cateau Cambrésis riottiene i territori perduti e procede ad una profonda riorganizzazione di tutti i settori dello Stato.”

(A. MIGNOZZETTI)

2.2. Guerre e calamità

Eventi drammatici ed incredibili sventure colpirono la città di Chieri: guerre, pestilenze, inondazioni, carestia. Nel giro di pochi anni da attiva e prosperosa, diventò – come si legge in una cronaca dell’epoca e si comprende dal registro della taglia del 1523 – poverissima e desolata (vedi F. FERRUA, 2009, p. 73 sg.).

Cronaca Martinetti (1596)
Fondo Bosio, Biblioteca Civica Centrale, Torino, Paesi, Chieri, m. 23, n. 103

1514 – Fu la peste grande in Chieri, che morse più milliara di persone

Estate 1515 – Il Piemonte è occupato dai lanzichenecchi svizzeri. Guidati da Mattia Shinner, attraversano il Chierese per andare a bloccare a Cuneo l’esercito francese. Allorché si presentano alle porte di Chieri, il Comune assolda dei soldati e rafforza la vigilanza alle porte. I costi furono ripianati l’anno successivo da una pesante tassazione.

Liber taxe facte de anno 1516 ad causam Lanzechinetorum, ASCC, Taglie, vol. 88

1516Cascò la volta di santo Augustino il primo giorno di Pascha, che ivi dentro si predicava … e morse più persone

1517Venne una pioga che durò un mese di continuo, che si aveva pagura del diluvio

1521Fu altra peste grande, che in Chieri morsero circa 8000 persone et medemo anno di settembre fu fatto diluvio d’acqua per pioga

1524Fu tempesta tanto grande che non lasciò cosa alcuna. Il grano vale fiorini 28 il sacco

1528Cascarono predre dal cielo machiaferrate, delle quali furono predre che pesavano più di libre trenta luna [pietre che pesavano ciascuna più di 10 kg.]

1536 – Nella campagne imperversa il brigantaggio: Antonio Torresano, con una squadra di poche decine di mercenari penetra di notte attraverso la porta del Vairo, apertagli dall’interno. I Chieresi abbandonano la città che va in mano ai Francesi.

1537– La città è rioccupata dagli Spagnoli. Migliaia di soldati la presidiano.

1541Gran carestia. Il grano valeva fiorini 39,40 il sacco. Eran costreti andarvi a comprarne in le Langhe

1542 – “Locuste grosse come il dito piccolo, di diversi colori oscuravano il cielo, devastavano alberi, meliche, meglia, vite: cosa in questi paesi mai più veduta” (Cronaca Martinetti, Paesi. m. 23, n. 103, in Fondo Bosio)

3. L’occupazione francese e il ritorno dei Savoia

1551 – Il generale Charles de Cossé, conte di Brissac, riconquista la piazzaforte di Chieri che rimarrà a servizio dei Francesi per 11 anni, ben oltre la pace di Cateau Cambrésis.

Un’analisi ben documentata delle vicende che portarono alla resa della città è in G. CAMPORESE, 1982, pp. 241-252 (vedi anche  B. DE MONLUC, 1630 e BOYVIN DU VILLARS, 1610 e la Cronaca Martinetti, 1596).

1553 – Il re di Francia Enrico II emana un decreto di annessione dei piccoli ospedali di Chieri (San Lorenzo, Annunziata, S. Cristoforo, Sant’Antonio, Santa Croce), delle confraternite e dei “luoghi pii” all’Ospedale di Santa Maria della Scala che prende il nome di Ospedale Maggiore di Chieri (per ulteriori approfondimenti vedi “Assistenza e beneficenza“)

“La dominazione francese era durata poco più di un decennio, un periodo in cui la città era rifiorita, mostrando di non risentire troppo delle dolorose conseguenze dell’occupazione. Essa semmai era parsa beneficiare dei suoi effetti. In quegli anni, infatti, Chieri riuscì a ricostituire le proprie strutture demografiche, un indizio di indubbia vitalità dopo la tremenda congiuntura degli anni ’20-‘30”

Da ALLEGRA L, 1987, p. 163

1557Cuneo è assediata, senza successo, dai Francesi (vedi G.VANETTI, 2013, pp. 15-16)

1559 – Trattato di Cateau Cambrésis.

Come si legge sulla pagina wikipedia Guerre d’Italia del XVI secolo

Le Guerre d’Italia si conclusero con la pace di Cateau-Cambrésis (1559). Con questi accordi vennero regolati gli equilibri europei fino alla pace di Vestfalia del 1648, con la Spagna quale principale arbitro della politica continentale. Gran parte della penisola italiana fu posta sotto la sua dominazione diretta (Ducato di MilanoRegno di NapoliRegno di SiciliaRegno di SardegnaStato dei Presidi) o indiretta; gli unici stati italiani che seppero mantenere una certa autonomia furono il Ducato di Savoia (legato alla Francia) e la Repubblica di Venezia, mentre il Papato, pur autonomo, risultava perlopiù legato alla Spagna dalla comune politica di far prevalere in Europa la Controriforma cattolica.

http://www.treccani.it/enciclopedia/pace-di-cateau-cambresis/ 

Il monumento a Emanuele Filiberto di Savoia è descritto nella pagina dedicata del Comune di Torino.

Il duca Emanuele Filiberto mentre legge i preliminari di pace per il trattato di Cateau-Cambrésis

Monumento equestre a Emanuele Filiberto. Opera dello scultore Carlo Marochetti, collocata a Torino in piazza San Carlo nel 1838, denominata “Il cavallo di bronzo”. Il basamento in granito è ornato su ogni lato dallo stemma sabaudo con la corona ducale e da due bassorilievi in bronzo.

Iscrizione: Fronte: stemma sabaudo con corona ducale. Lato sinistro: EMANUELE FILIBERTO/CAROLI III F/ALLOBROGUM DUCI/REX CAROLUS ALBERTUS/PRIMUS NEPOTUM/ATAVO FORTISSIMO/VENDICI ET STATORI/GENTIS SUAE/AN. MDCCXXXVIII, stemma sabaudo con corona ducale, bassorilievo che rappresenta il Duca che fa prigioniero il Montmorency, Gran Connestabile di Francia. Retro: stemma sabaudo con corona ducale. Lato destro: VICTOR AD AVG. VEROMANDUOR/SUBALP. REGIONE/IN VIRTUTIS PRETIUM RECEPTA/URBEM INGREDITUR/IURE VETERIS PRINCIPATUS/ET CIVIUM STUDIO SUAM/POPULIS PACEM/REDDITURUS/XIX KAL IAN. AN. M D LXII, stemma sabaudo con corona ducale, bassorilievo del Duca che legge i preliminari di pace per il trattato di Cateau-Cambrésis.

Sul monumento a Emanuele Filiberto di Savoia si segnala il video

 

4. Le fortificazioni di Chieri

“A difesa del suo abitato, Chieri aveva all’inizio del Cinquecento una cinta muraria che risaliva, in massima parte, al medioevo: le mura, dotate di camminamenti e di torrette quadrangolari per la sorveglianza, erano robuste – sufficienti quindi ad impedirne lo sfondamento – ed alte (raggiungibili con molta difficoltà a mezzo di scale); le porte della città (Vairo, Nuova, Arene, Rio inferiore, Gialdo, Albussano e Moretto) erano solide e sempre presidiate, mantenute chiuse di notte e quando c’era pericolo di attacchi nemici o notizia di malattie (vedi immagine successiva). La collina di Turriglie a nord ovest e i rii Pasano ad est e Tepice a ovest e a sud garantivano quanto meno di frenare eventuali attacchi nemici.

Ma con la diffusione delle armi da fuoco si impose la necessità di rinforzare e di adattare le mura: furono capitozzate le torri di vedetta, facile bersaglio del nemico, e gli spigoli furono dotati di robusti bastioni colmi di terra che al loro interno potevano ospitare i cannoni.

Una Pianta delle fortificazioni di Chieri, Ing. Gian Maria Olgiati, Archivio di Stato di Torino (metà sec. XVI) è, in proposito, assai eloquente (clicca sull’immagine per ingrandire).

Una versione ad alta definizione è consultabile presso i locali della StArt Gallery di Chieri.

Dalla pianta si possono vedere:

  • le mura medievali (in colore bruno scuro) con le molte torrette quadrate;
  • alcuni bastioni con terrapieno in colore ocra negli spigoli della cinta muraria (tra porta Nuova e porta Arene e tra le porte Gialdo e Moretto) e di fronte alle Porte Vairo e Nuova (all’interno c’è ancora la torretta)
  • il rivellini ottagonali già costruiti delle porte del Moretto (Morè) e del Gialdo (porta Gianni) già dotata di rivellino ottagonale e affiancata dalla Rocchetta).

All’esterno delle mura medievali sono appena delineati, perché non ancora realizzati, i rivellini poligonali alle porte Vairo e Arene, il grande bastione della Mina a nord ovest che sarà edificato nel 1555 e una controscarpa esterna che doveva servire a rallentare il nemico.

All’interno, a ridosso delle abitazioni, era prevista una cortina in terra battuta parallela alle mura particolarmente solida a nord ovest in prossimità della chiesa di Sant’Agostino e del convento benedettino di San Giacomo.

Al centro la rocca di San Giorgio con una veduta della chiesa quattrocentesca e della torre già sormontata dal caratteristico pinnacolo ad ospitare le campane.

Le mura con fortificazioni realizzate nel Cinquecento sono disegnate dal Borgonio nel Theatrum Sabaudiae (1682), nella Carta delle Mura dell’arch. Vay (1775, in ASCC) e nella Plante del la Ville che Chieri (j. Crivelli, 1809, Archivio Storico Citta di Torino) e in disegni ottocenteschi del Burzio (ASCC). Un “excursus” sulle mura di Chieri a cura di Vincenzo Tedesco è in Archeologia a Chieri (2010), p. 101 sgg.

Delle mura, abbattute a metà dell’Ottocento, rimangono molte tracce ed il Bastione della Mina.”

(F. FERRUA)

4.1. Porte, mura e fortificazioni a partire da A. Maso Gilli

Il video che segue ripercorre la storia urbanistica dell’area occidentale di Chieri partendo da un dipinto ottocentesco di A. Maso Gilli.

5. Bibliografia ragionata

  • ALLEGRA L., La città verticale. Usurai, mercanti e tessitori nella Chieri del Cinquecento, Milano, 1987.
  • ALLEGRA L., Chieri fra Cinque e Settecento, Chieri, 1985 (il ciclostilato di 74 pp. è stato realizzato su incarico dell’l’Assessorato per l’Istruzione di Chieri nell’ambito del Progetto “Per conoscere la città” di cui costituisce il terzo vol.)
  • BONARDI C., Architettura militare, in DAVICO VIGLINO M., Fortezze “alla moderna” e ingegneri militari del ducato sabaudo, Torino, 2005, vol. I, Chieri, Pianta delle fortificazioni
  • BOYVIN DU VILLARS, Mémoires sur les guerres en PIémont et duché de Milan de 1550 à 1559 (1610), pag.  47 sgg. Alcuni passi sono tradotti in G. CAMPORESE) (consultabile sul web)
  • CAMPORESE G., Storia dei Chieresi, Chieri, 1982, p. 227 sgg. Manuale indispensabile per conoscere la storia locale dalle origini fino al Seicento. Bibliografia sul Cinquecento a p. 294
  • CIBRARIO L., Delle storie di Chieri. Libri quattro, Torino, 1831. Il volume è anche sul web (v. oltre). A p. 351 sgg. estratto delle cronache di Giambernardo Miolo di Lombriasco e di Bartolomeo Martinetti sui drammatici eventi che colpirono Chieri nella prima metà del XVI secolo.
  • FALCONE P.P., Un re di Francia a Chieri: Carlo VIII, Chieri, 2024, bozze di stampa: trattazione completa delle vicende qui riassunte, con la descrizione dei personaggi ad esse collegati, una ricca bibliografia e la riproduzione dei documenti dell’epoca.
  • FERRUA F., La crisi e le lacrime dei Chieresi, in Il Murè. Storia e storie di un quartiere di Chieri, Riva presso Chieri, 2009, p. 68 sgg. A pag. 74 la trascrizione del documento da cui Bartolomeo Martinetti estrasse la sua cronaca (Archivio Storico Comune Chieri, Taglie, art. 134, par. 6, a. 1523, f. 2 sgg.).
  • MIGNOZZETTI A., La vita dei Chieresi nel XVI secolo, in Chieri e il tessile. Vicende storiche e di lavoro dal XIII al XX secolo, Chieri, 2007, p. 91 sgg. Presentazione sintetica e lineare della storia di Chieri nel Cinquecento.
  • MONLUC (DE) B, Commentaires et lettres , trad. ital. in Comentari del signor Biagio di Monluc (1630) p. 140 sgg. (consultabile sul web)
  • NAVIRE M., La situazione del Piemonte nella prima metà del sec. XVI, in Il cinquecentesco Arco di Piazza, Chieri, 2002, p. 29 sg.. Sui rapporti tra Chieri e i Savoia si veda p. 38.
  • OLIVA G., Una decadenza durata cent’anni. Emanuele Filiberto e la restaurazione del dominio sabaudo, in I Savoia, 1998, pp. 147-228.
  • ROVERE C., Il ghetto di Chieri, in Museo scientifico, letterario ed artistico ovvero scelta raccolta di utili e svariate nozioni, anno V, Torino, 1843 (consultabile sul web)
  • TEDESCO V., Le cinte murarie di Chieri. Un excursus, in Archeologia a Chieri, a cura G. Pantò, Torino, 2010, pp. 101-107.
  • VALIMBERTI B., Chieri al tempo di Emanuele Filiberto, celebrandosi il IV centenario della nascita del Duca, Torino, 1928 (estratto dal vol. CVI, BSSB)
  • VANETTI G., Appunti di storia del Piemonte. 3. Il Cinquecento, Chieri, 2013. Narrazione degli eventi del Cinquecento. Ai testi si affiancano immagini grafiche e fotografiche di personaggi e ambienti, nonché schede di approfondimento e schemi. Cap. 1: La prima metà del Cinquecento, pp. 2-40.
  • VANETTI G., Chieri. Appunti di storia, Chieri, 1996, p. 55 sgg.. Agile e documentata guida sulla storia di Chieri. Il testo fa parte di una collana edita da Il Corriere di Chieri.
  • VANETTI G., Convento di San Domenico a Chieri. Una chiesa, la sua storia, Chieri, 1990, pp. 39-41

 

Il tesoro del Duomo
La restaurazione del dominio sabaudo